Cobot Luciano si è finalmente “svegliato”

In due anni la storia (e i conti) di Trutorq Italia si sono ribaltati

Come in tante storie della vita, c’è un prima e un dopo

Nel 2013 Angelo, con una sana voglia di veder crescere la sua Trutorq Italia, ha investito sull’acquisto di un robot collaborativo, che poteva lavorare gomito a gomito con tecnici e operai senza barriere, perché leggero e flessibile.

L’obiettivo era:

diminuire il tempo ciclo delle varie fasi, rispetto a quanto impiegato dall’operatore, soprattutto nella fase di collaudo finale, necessaria per testare la conformità del 100% degli assemblati;

Sollevare una persona dalla linea di assemblaggio per reimpiegarla in mansioni a maggiore valore aggiunto.

Occorre prepararsi per l’introduzione di un robot collaborativo

Una volta arrivato a Rovato, però, Luciano (questo è il nome che gli hanno dato) non trova il suo spazio in azienda. Era prevista un’isola di montaggio con pedana rotante e 4 postazioni e lui doveva essere inserito al centro, così da dedicarsi alle operazioni di ingrassaggio dei componenti. Dopo un’analisi più accorta del processo, però, ci si era accorti che ciò non ottimizzava il flusso di lavoro e, per questo, Luciano fu riposto nella sua scatola.

Il risveglio di Luciano: La proposta di Ergonit

Successivamente Trutorq decide di automatizzare le operazioni di carico e scarico della dentatrice, che era stata individuata come il collo di bottiglia della produzione.
Tuttavia, l’azienda a cui si era rivolta inizialmente Trutorq prevedeva l’adozione di soluzioni che poco si avvicinavano alle reali esigenze della PMI comportando elevati costi di realizzazione. È qui che entra in gioco Ergonit che, grazie ad un’attenta analisi dei flussi di lavoro, è riuscita a realizzare una macchina ergonomica costruita sulle reali esigenze dell’azienda inserendo Luciano al centro del progetto.

Riprogettare il robot collaborativo sulle esigenze dell’azienda

L’obiettivo principe di Ergonit è stato quello di incrementare la produzione giornaliera contenendo i costi e, grazie al progetto di “recupero” del cobot, siamo riusciti a:

rendere autonomo l’asservimento macchina per diverse ore;

lavorare i pezzi prodotti durante i due turni diurni, eliminando la scorta di semilavorati;

Realizzare un’automazione che si adattasse al layout aziendale, senza aumentare gli ingombri;

progettare componenti che potessero essere lavorati internamente dall’azienda stessa, riducendo di molto le spese vive per il completamento dell’impianto.

Cosa ha garantito il nostro intervento?

Miglioramento complessivo dei tempi ciclo produttivo sui turni notturni e diurni

Riduzione del tempo impiegato nella fase di carico/scarico

Eliminazione di un’operazione monotona e ripetitiva